A dirlo, tra le altre riflessioni, è Davide Canavesio, quarataquattrenne imprenditore torinese, che ha frequentato Harvard, collaborato con l’ONU, lavorato a Londra e tornato a Torino per occuparsi dell’azienda di famiglia. Attualmente, Tra gli incarichi ricoperti, è amministratore delegato di TNE e di Envipark. La prima (TNE) è la società che deve riportare vitalità nelle aree di Mirafiori che FIAT ha ceduto alla Città, Provincia e Regione 10 anni fa, la seconda (Envipark) è un polo tecnologico su cui gravitano 500 aziende e rappresenta la creme della creme dell’innovazione torinese.

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Città dei Nerd?

Evidentemente la sorpresa mi si legge in faccia, perchè a quel punto Canavesio si sente in dovere di approfondire. Non vorrai mica vedere la città piena di nerd? (anche io sono un nerd NdA) 

In realtà la città è già piena di portatori sani di innovazione e tecnologia. Se vuoi li possiamo chiamare nerd. Sono svegli, intelligenti e portano ricchezza con le loro idee. Ma è importante averne ancora di più.

Stiamo vivendo la parabola di un ciclo, e non solo a Torino. Mi spiega, e guarda fuori dalla finestra che dà su Piazza Castello e mi dice quello che, secondo lui, è evidente a tutti.

Fino a oggi si è lavorato, molto bene, sul centro della città e sulla riconversione del territorio verso il turismo. Ma il turismo non basta per una città a vocazione manifatturiera come la nostra. La strategia giusta è intercettare le energie nuove, saper attirare e accogliere nuovi imprenditori e provare a sviluppare linee che hanno già seminato molto, come i designer o le startup.

Non è un mistero per nessuno che la città di Torino abbia prodotto alcuni numeri piuttosto deprimenti nel corso degli ultimi anni. Alto abbandono scolastico, alta disoccupazione, periferie che si sentono abbandonate.

Come ci vogliamo posizionare? Mi chiede a un certo punto.

Pensavo di essere io a intervistare, e invece mi trovo a dover rispondere.

Così gli ho detto che mi immagino Torino quasi come una periferia di Milano, dove si vive meglio, dove si comprano case perchè costano di meno, dove si sta nei week end e la sera, mentre di giorno si prende l’alta velocità per andare a lavorare nella caotica Milano.

Ma Davide Canavesio non è d’accordo con me.

Il rapporto tra Torino e Milano emerge spesso nelle discussioni informali sul futuro della città. Io, ma non solo io naturalmente, non sento una dipendenza o un percorso orbitale di Torino su Milano. Sono due realtà distinte e con differenti ambiti di rilevanza nazionale. Immagino Torino con un ruolo da protagonista. Protagonista nell’attrazione degli investimenti, protagonista nell’attrazione delle persone. E parimenti in grado di tenere sul territorio il proprio capitale umano e intellettuale, offrendo condizioni analoghe a quelle di altre metropoli. Non sto parlando di New York o Londra. Penso piuttosto a  Monaco, Dusseldorf o Tolosa. Sono tutte città della taglia di Torino, che si sono organizzate per attirare, per facilitare gli investimenti. La gente vive dove c’è il lavoro.

E quindi? Gli chiedo.

E quindi vorrei una città in cui le menti migliori possano stare a loro agio, in cui c’è la buona abitudine di investire nel futuro, in cui le migliori teste possano trovare l’ambiente ideale per lanciare la loro start up milionaria.

Ok. Ho capito. Così arrivo al dunque e la domanda gliela faccio.

La prossima amministrazione della città che cosa non può non avere nel proprio programma?

Torno sul tema cui tengo particolarmente. La città deve poter pensare a se stessa come ad una metropoli, e sviluppare le condizioni per un profilo internazionale, che può voler dire una città bilingue, ma anche una capacità diffusa di attrarre investimenti, per generare lavoro dalle buone idee che già ci sono. Guardando al futuro non dobbiamo dimenticare che abbiamo un Piano Strategico, di cui ho seguito la parte di sviluppo economico, che indica le linee guida fino al 2025. E’ uno strumento prezioso, che non tutte le città elaborano. Questo piano sarà utile solo se troverà un’applicazione pratica: una buona idea è quella di creare un organismo, che metta insieme quelli che ci sono già ma lavorano separatamente, una Agenzia di Sviluppo Metropolitana. Ce l’ha Barcellona, ce l’hanno Manchester, Glasgow e Lione, non vedo perchè Torino non dovrebbe averla.

E poi?

Ancora sullo sviluppo economico. Ci sono settori che funzionano, come quello dell’aerospace, che sta portando crescita, innovazione e lavoro. Così anche il settore IT, quello dello sviluppo software certo, ma anche ad esempio quello dei videogiochi, che rappresenta un fatturato in crescita costante. Scopro ogni giorno aziende geniali e coraggiose, come la Societá Piemontese Automobili, o imprenditori che amano il territorio come l’ingegner Cini della Tecnocad Progetti, che investe milioni di euro per uno stabilimento nuovo nelle aree dismesse della Fiat. La tecnologia e ancora prima l’innovazione sono il nerbo su cui si innestano e crescono le esperienze migliori. Per chiuderla con una battuta: ‘smart is the new sexy’. A dire che tutta la tecnologia o l’innovazione di cui disponiamo e disporremo possono dare un contributo importante nel migliorare la qualità della vita delle persone, includendovi il lavoro, il tempo libero, il benessere.