Nel laboratorio di Lucifero, tra creatività e artigianato, ogni lampada è un’emozione.
“Noi non vendiamo lampade. Vendiamo emozioni.”
Così Roberto Cutuli, fondatore di Lucifero, riassume il senso più profondo del suo lavoro. Ospite del podcast Hic Sunt Somniatores, Cutuli ha raccontato la storia di un’impresa tutta italiana che da decenni disegna e realizza a mano corpi illuminanti unici, nati non da un processo industriale ma da scintille di intuizione, ascoltando musica, osservando forme, seguendo l’ombra di un’idea.
Cutuli si definisce un creativo, non un designer: “Un designer deve rispettare delle regole. Io no.” Le sue lampade non nascono da briefing aziendali o CAD tridimensionali, ma da una conversazione, da un colore, da un momento. Eppure – o forse proprio per questo – sono finite in case, uffici, showroom e locali in tutta Italia e oltre, amate da chi cerca la luce come presenza viva, come gesto espressivo.
Dal filo di rame all’Euroluce
La storia di Roberto comincia da elettricista, quando il mestiere si imparava con le mani e le regole della corrente erano stampate nella testa. Da lì il salto nel mondo delle lampade, “con le lampadine, i fili e la creatività”, fino alla prima vera occasione: l’illuminazione di una mostra di design. Il successo fu tale che l’azienda committente gli chiese: “Hai un catalogo?” La risposta fu un no, ma bastò poco perché diventasse un sì.
Così nacque Lucifero, “l’angelo più bello, ma anche quello che ha sfidato Dio”: un nome forte, carico di immaginario, perfetto per un marchio che ha fatto del contrasto tra luce e ombra la sua cifra stilistica.
Il Mulino dei sogni (e delle luci)
Oggi Lucifero ha sede in un vecchio mulino ottocentesco a Rivoli, in provincia di Torino. Un luogo che sembra uscito da un racconto mitteleuropeo, tra le OGR e il Museo del Cinema, come lo descrive Cutuli. Qui ogni pezzo viene fatto a mano. Non esistono catene di montaggio, ma tavoli da lavoro, strumenti, lucidi, calore umano.
“Quando compri una nostra lampada, compri un pezzo di noi.” Un’idea romantica, eppure concreta. Anche i fornitori, racconta Cutuli, si sentono parte del processo. Partecipano, costruiscono, si riconoscono in ogni lampada che esce dal laboratorio. E chi compra una lampada Lucifero lo percepisce: la luce non illumina soltanto lo spazio, ma trasforma l’atmosfera.
Artigianato visionario: un valore da difendere
In un’epoca in cui tutto sembra massificato, Cutuli è un difensore ostinato del Made in Italy. Non quello retorico, ma quello praticato ogni giorno, pezzo per pezzo, con mani e mente. “All’estero si inchinano quando dici che sei italiano. E poi qui da noi non ci crediamo più.” È un’amara constatazione, ma anche una chiamata all’azione.
Il suo sogno? Non solo continuare a creare luce, ma contribuire a un nuovo risveglio collettivo, in cui l’Italia torni a investire su artigianato, cultura e visione. “Siamo fermi sullo status raggiunto dai nostri padri, ma non basta. Le visioni servono a tutti, non solo a chi sta bene.”
Cutuli non vuole essere ricordato solo come un bravo creatore di luci. Vuole essere un attivista della bellezza, un sognatore che costruisce ogni giorno, come fa da sempre, con la stessa energia di chi ha cominciato da un filo di rame e un’idea.
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Il Podcast Hic Sunt Somniatores, di Gianluca Orrù, è prodotto nello studio Tekla a Torino