Si mormora che il più famoso dei Social network, nell’ottica di dominare anche il regno dei dispositivi mobile, abbia avviato, da almeno sei mesi, le trattative per acquisire Waze,  start up israeliana che ha dato vita all’omonima applicazione GPS basata sul crowdsourching.
L’app soddisfa un bisogno molto semplice quanto vitale: evitare il traffico, con aggiornamenti in tempo reale, anche sui tempi di guida degli utenti.

Si legge da Wikipedia che Waze è “scaricabile ed utilizzabile gratuitamente, perché raccoglie dati cartografici e le altre informazioni da parte degli utenti che utilizzano il servizio. Ciò permette alla comunità di Waze di segnalare errori di navigazione, mappatura e incidenti stradali semplicemente eseguendo l’applicazione durante la guida.
Waze utilizza un sistema a punteggio e classifiche per far impegnare ulteriormente gli utenti, consentendo di guidare su delle icone, situate in alcune località, per guadagnare punti aggiuntivi. I mini-giochi favoriscono il coinvolgimento e la concorrenza, e ciò rende le informazioni stradali più aggiornate nelle zone in cui i dettagli sono comunque pochi o mancanti”.

Si dice che Mark Zuckerberg abbia offerto una somma che si aggiri intorno al miliardo di dollari.

Perchè Waze? Per almeno due ragioni:

Waze è un database preziosissimo, per le informazioni che contiene, come ad esempio, i punti di interesse, segnalazioni di errori di navigazione e mappatura. Inoltre è anche un forte aggregatore sociale: grazie al suo sistema a punteggio è in grado di mantenere e coinvolgere attivamente una community di milioni di utenti.

In un mondo sempre più connesso dalla rete, investire nel local rappresenta la migliore garanzia di successo per il futuro e Facebook lo sa bene, visto che ha costruito parte del suo business verificando l’area geografica entro la quale l’iscritto effettuava il login al suo account e vendendo le visualizzazioni di informazioni pubblicitarie legate, ad esempio, ad attività presenti in zona.