È davvero così? Dai dati odierni emerge una verità sorprendente: anche in Italia, una laurea in matematica fa trovare più lavoro. Alberto Magnani in un articolo pubblicato il 6 gennaio 2015 sul Sole24Ore dimostra coi numeri come la più odiata e temuta delle materie scolastiche possa rivelarsi utile in campo professionale : “Il Focus recentemente pubblicato da AlmaLaurea sui laureati dell’area tecnico-scientifica indica che tra i laureati del settore, matematica inclusa, si registra un tasso di occupazione del 77,5% a 12 mesi dalla fine degli studi (media generale del 70%) e una quota di disoccupati del 17,5% (media generale del 23%). A cinque anni dalla laurea il tasso di occupati sale al 91% e quello di disoccupati scende al 6%, contro l’87% e l’8% che si registra nella media generale. La retribuzione nominale, sempre a cinque anni, viaggia sui 1.520 euro mensili. Il livello nazionale non va oltre i 1.383.”
Uno sguardo internazionale. Una ricerca condotta da Crf Institute Top Employers Best Practice Convention – Leadership Development & Succession Management 2012, svolta in 653 aziende in 13 Paesi di 5 continenti, ha evidenziato che una grande percentuale di aziende Top Employers prevede una futura mancanza di personale qualificato. “In Italia – ha osservato Alessio Tanganelli, Country manager Italia di Crf Institute – il 13% di aziende Top Employers lamenta una scarsita di manager giusti al posto giusto”.
I matematici italiani. Lavorano soprattutto presso banche, assicurazioni, società di consulenza. Il ramo più affamato di esperti di numeri è quello finanziario, per la cd. “valutazione dei modelli di derivati alla ricerca quantitativa” per gruppi bancari. In McKinsey si può diventare business analyst anche con il titolo quinquiennale in matematica, fisica, informatica e ingegneria.
Ennio De Giorgi si rivela quindi molto attuale :
“Dovendo dare un consiglio ad un giovane a cui piace la ricerca matematica, gli raccomanderei di mantenere sempre una grande disponibilità ad uno sbocco inatteso del suo lavoro, a pensare che una vera ricerca è sempre quella di cui a priori non si può prevedere la conclusione.”