Il riconoscimento di persone attraverso le macchine è vicino a un breakthrough. Sta succedendo oggi e sta succedendo in Italia, con molta Russia dentro.

Ne parliamo con Orway, startup con prototipo in mano che si appresta a sconvolgere un mercato sempre più decisivo, quello delle tecnologie biometriche, ovvero quelle tecnologie che abilitano le macchine a riconoscere e distinguere le persone.

Ecco una immagine in rendering del prodotto finito

Fare in modo che i computer riescano a distinguere le persone. Sembra una tecnologia già arrivata alla sua maturità, con l’introduzione sugli smartphone dello sblocco attraverso impronta digitale o con il riconoscimento facciale, ma a quanto pare il lavoro tecnologico da fare è ancora moltissimo.

In Italia, a Torino, c’è una Start Up tecnologica che sta facendo passi da gigante sulle tecnologie biometriche per il riconoscimento di persone. Si chiama Orway e c’è molta Russia dentro. A guidare il team di sviluppo è infatti Valery Atroshchenko, filosofo e scienziato russo che sta sviluppando insieme al figlio Igor Atroshchenko un sistema di riconoscimento biometrico basato su un algoritmo che si perfeziona e si migliora con il tempo.

Un’immagine del prototipo funzionante

L’obiettivo? Rendere più intelligenti le macchine e impedire che si facciano ingannare da trucchetti umani che hanno lo scopo di saltare e bypassare la verifica biometrica.

Il Logo della società

Per identificare un oggetto biologico prima bisogna creare il suo modello computerizzato – spiega Igor Atroshchenko – Attualmente gli algoritmi usano i metodi classici di elaborazione di un’immagine basati su modellizzazione matematico tradizionale. I modelli matematici hanno un limite significativo, che deriva dall’essenza stessa della matematica. La matematica costruisce e studia le proprietà dei sistemi (strutture) su insiemi di elementi, che nella maggior parte dei casi hanno “semantica numerica”. In altre parole, il “modello matematico” è un “modello numerico”. Altri strumenti teorici alla moda sotto forma di “grammatiche formali”, “reti neurali”, “insiemi fuzzy” e altri, tutti insieme oggi spesso chiamati Intelligenza Artificiale, hanno limiti significativi alle possibilità di modellizzazione.

Quando parliamo di intelligenza artificiale invece dobbiamo parlare prima del concetto di coscienza, del fatto che dobbiamo abilitare una macchina a rendersi conto con maggiore semplicità del mondo che ha intorno.

Ad esempio, un bambino di pochi anni riconosce con facilità oggetti diversi, un computer no, perchè ragiona sulla base di algoritmi che valutano la somiglianza di un oggetto con un altro.

Le reti neurali comparano migliaia di immagini diverse prima di capire che un gatto è un gatto. Un bambino di 2 anni lo riconosce istantaneamente.

Noi lavoriamo ad un’intelligenza artificiale che, come un bambino, riesca con facilità a riconoscere gli oggetti. E’ un altro approccio scientifico ed è stato creato da mio padre.

Valery Atroshchenko. Nel breve corso dell’intervista ho avuto modo di conoscerlo per interposta persona, dalle parole del figlio e da quelle di Daniele Mangano, uno dei soci finanziatori di Orway. L’appuntamento si è svolto infatti presso la sede torinese di ManganoRobot, l’azienda guidata da Daniele Mangano e che svolge servizi di ingegneria per l’industria in tutto il mondo.

Valery Atroshchenko è il progetto – spiega Daniele Mangano – nel senso che è la persona che mi ha convinto ad investire in questa avventura. Durante il periodo in cui l’Unione Sovietica era ancora tale, Valery si occupava di ricerche scientifiche nel campo di teorie e sistemi di intelligenza artificiale, ma è un filosofo prestato alla tecnologia.

Negli anni ’80 – continua Daniele Mangano – è stato chiesto a un gruppo di scienziati, tra cui c’era Valery Atroshchenko, di creare un sistema computerizzato in grado di sviluppare un modello di comportamento globale della società, dettagliato fino ai comportamenti delle singole persone. Una specie di modello predittivo simile a quello che Isaac Asimov raccontava nella sua saga dell’Impero Galattico (nel romanzo Asimov l’aveva battezzata Psicostoria)

A suo tempo il team di sviluppo di quel progetto aveva valutato che fosse impossibile trovare uno strumento scientifico, un algoritmo, un modello per soddisfare la richiesta. Così si era concentrato sullo sviluppo della teoria e, di conseguenza, uno strumento teorico per la pratica modellazione al computer di oggetti senza restrizioni, cioè la modellazione di qualsiasi oggetto.

Igor Atroshchenko prosegue il racconto.

Mio padre, dopo 8 anni di ricerca scientifica ha sviluppato 3 teorie interrelate originali. Le teorie sono di natura fondamentale, costruite come teorie razionali (un classico esempio di teoria razionale è la matematica). Il risultato pratico è che la creazione di un modello computerizzato di qualsiasi oggetto è diventata un lavoro ingegneristico, di routine. Ma era il 1991 e l’Unione Sovietica è andata in fumo.

Così ha cercato un modo per applicare le proprie ricerche e vendere il sistema per sbarcare il lunario.

Ha deciso di creare un business basato sulle tecnologie di riconoscimento. Tra gli oggetti di riconoscimento in questione c’erano targhe automobilistiche, testo e persone, dato che lo strumento scientifico permetteva modellizzare qualsiasi oggetto. Dopo aver pensato al futuro sviluppo tecnologico e ai mercati futuri ha scelto di sviluppare riconoscimento biometrico delle persone.

La persona può essere riconosciuta in modo biometrico con tantissimi parametri, dalle vene alle orecchie, fino alla frequenza del battito del cuore.

Ma ce ne sono 2 in particolare che possono garantire la precisione del riconoscimento, l’impronta digitale e l’iride. Quest’ultimo è stato respinto a causa di problemi con l’ergonomia. Pertanto, la base del primo sviluppo è stata l’impronta digitale.

E’ nato così in Russia, dopo il crollo dell’URSS, l’embrione di quello che sarebbe diventato Orway. Dopo diversi anni di sviluppo e di vendita di qualche prodotto commerciale, l’azienda russa è stata venduta a un’azienda italiana, così gli Atroshchenko sono arrivati in Italia.

Il nostro gruppo ha continuato lo sviluppo di queste tecnologie – spiega Atroshchenko – e poi abbiamo deciso di uscire dalla società nella quale lavoravamo per costruire un progetto nuovo, sviluppando praticamente da zero una tecnologia biometrica innovativa completamente basata sulle teorie di mio padre per creare una soluzione di autenticazione che può fare molto di più.

Di più in che senso?

Oggi abbiamo due modi per riconoscere una persona. Password semplice o sistema multi-fattore, quando password è abbinato con alcuni fattori aggiuntivi, tra cui anche biometria. Oggi non esiste nessun soluzione di autenticazione dove viene utilizzata solo biometria, cioè riconosciuta solo la persona stessa, senza quello che lei sa o quello che possiede o una combinazione. Con il nostro scanner biometrico puntiamo a rendere le password e sistemi multi-fattore obsolete.

Cosa succederà?

Abbiamo due ipotesi. La prima: riceviamo un’offerta che non si può rifiutare e produciamo per la multinazionale che ci compra; la seconda: troviamo una nicchia di mercato, produciamo e commercializziamo.

Perché la vostra tecnologia è speciale?

Perché il sistema Orway  si basa  sul concetto diverso e usa gli strumenti teoretici diversi. Mentre altri cercano di analizzare e identificare un immagine o un altro tipo di dato che rappresenta una caratteristica biometrica utilizzando i modelli matematici molto diffusi, noi utilizziamo i ″modelli logico-semantici razionali″ non solo per definire e identificare l’oggetto biologico, ma anche per costruire il sistema che scannerizza, codifica e identifica questo oggetto. Come il risultato il nostro sistema non fa identificazione di una impronte digitale come fanno gli altri, ma identifica tutto il dito. E in più l’utilizzo di questi strumenti teoretici ha dato la possibilità di creare e implementare un algoritmo di confronto basato sull’isomorfismo (come le password, per cui le lettere devono essere esattamente quelle) mentre i comuni sistemi di riconoscimento biometrico sono basati sull’omomorfismo, quindi sulla somiglianza. Nell’insieme ha prodotto un sistema di riconoscimento ultra sicuro e infallibile.

Il futuro?

Il nostro sogno è un’azienda che fornisce una soluzione semplice e bella da usare che serve ad aprire tutto ciò che è tuo. Un Token universale che funziona con il dito dell’utente e che è connesso e autorizza le cose ad aprirsi o sbloccarsi. Dalla macchina alla casa. Senza più password.

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Gianluca Orrù è scrittore, giornalista, produttore televisivo. Presidente di Tekla Television, fondata nel 2008, è alla quotidiana ricerca di belle storie da raccontare. Si appassiona di qualsiasi cosa abbia un minimo contenuto tecnologico, artistico, enogastronomico. Tifa per il Made in Italy e gli piacciono le cose difficili.

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