BARGERO 1E’ intelligente, secchiona, bionda ed anche bella. Da sola, Cristina Bargero riesce ad abbattere tutti gli stereotipi. Nata a Casale Monferrato quarant’anni fa, nel febbraio 2013 è stata eletta deputata.
Nel suo percorso formativo una laurea in giurisprudenza con indirizzo economico, due master e un lavoro come ricercatrice presso l’Istituto Ricerche Economiche e Sociali del Piemonte.
Con lei, durante una chiacchierata nella sua Casale, abbiamo parlato del ruolo delle donne in politica e analizzato il dietro le quinte della vita da deputata.

 

Scheda personale

Canzone preferita: “Rimmel” di Francesco De Gregori.
Tre cose che odi: l’arroganza, la menzogna, la superficialità.
Tre cose che ami: la generosità, la disponibilità e la semplicità.
Femminilità vuol dire… sentirsi a proprio agio in ogni ambito.
Chi è per te una Donna Alfa? Mia nonna, una contadina che nella sua vita è sempre stata determinata nel raggiungere i propri obiettivi e che credeva fermamente nei valori che portava avanti.
Le tre cose più importanti nella tua vita? La famiglia, l’amicizia e la solidarietà.

Quando nasce il tuo impegno politico?
Durante i master che ho frequentato appena laureata, uno in analisi delle politiche pubbliche e uno in Pubblica Amministrazione. E poi con il lavoro come ricercatrice all’IRES, per il quale mi sono occupata delle tematiche relative alle politiche pubbliche ed in particolare a quelle dello sviluppo economico del territorio e della finanza locale. E’ così che mi sono appassionata alla politica ed è il nato il desiderio di incidere sulla società.
Ho iniziato in consiglio comunale a Casale e nel 2007 sono stata tra le fondatrici del Partito Democratico nella provincia di Alessandria. Il 29 dicembre 2012 ho partecipato alle Primarie dei parlamentari del PD nell’Alessandrino, risultando la seconda più votata e prima tra le donne.

In questo percorso essere donna è stato un ostacolo o un vantaggio?
Nonostante la mia generazione viva la parità, mi rendo conto che in politica il fatto di essere donna, e più ancora di essere giovane, fa sì che spesso ci si senta guardate con sufficienza. Mi è capitato spesso di avere interlocutori che, per sminuire la portata di quanto dicevo, mi liquidavano con una battuta. In questo Paese è difficile essere donna senza essere la figlia o la moglie di qualcuno. Ma le cose stanno finalmente cambiando.

Qual è il tuo bilancio dopo tre anni in Parlamento?
E’ un’esperienza interessante ed al contempo faticosa. Mi permette di incontrare tante persone, di toccare con mano la realtà del Paese. Come ricercatrice, avevo un approccio empirico ai problemi, ma ho dovuto confrontarmi col fatto che non tutto è automatico. Ci stiamo lentamente riprendendo dalla crisi, ma gli effetti delle politiche – giuste – che stiamo portando avanti si vedranno appieno soltanto tra cinque o sei anni. Diventa difficile però spiegare questi meccanismi a chi oggi sta soffrendo perché non ha lavoro o è in difficoltà economica.

L’essere molto presente sul territorio fa parte del tuo modo di vivere l’impegno politico?
Sì, e non solo. Partecipare alle manifestazioni, andare per sagre – come qualcuno considera in modo dispregiativo – è in realtà uno dei pochi modi per avere un contatto a 360° con le persone. E’ spesso faticoso, perché dopo una settimana trascorsa a Roma in Parlamento, nel fine settimana giro per tutta la provincia senza risparmiarmi. Riesco però così a parlare con i sindaci ed a capire i problemi della gente comune. E questo mi consente di portare nella Capitale le difficoltà del territorio e di cercare le soluzioni.
Ecco perché mi indispettisce vedere i servizi televisivi sui deputati col trolley che il giovedì sera o il venerdì mattina sembrano prepararsi alla fuga. E’ una rappresentazione generica. Quando lascio Roma per il week-end il mio operato non è concluso. Io torno in Piemonte per lavorare perché sono, e mi considero a tutti gli effetti, una parlamentare del territorio.

Di cosa ti occupi in Parlamento?
Appena eletta sono stata inserita nella Commissione Finanze, dove mi sono fatta le ossa. Dal 2014 faccio invece parte della Commissione Attività produttive, commercio e turismo. Un’esperienza molto stimolante, che mi consente di fare continui approfondimenti.

Di quanto fatto sinora, c’è qualcosa che ti rende particolarmente orgogliosa?
Aver fatto arrivare a Casale i soldi per le bonifiche dall’amianto. Nel marzo 2015, infatti, il Governo ha emanato il decreto attuativo alla Legge di Stabilità, con cui sono state stanziate le risorse per la bonifica dei siti di interesse nazionale inquinati dall’amianto tra cui Casale Monferrato, stanziando 65 milioni di euro.
Portare al centro del dibattito pubblico i problemi di una comunità è uno dei compiti fondamentali di chi scende nell’agone politico. È per questo che sono felice di notare come uno dei più gravi problemi che affligge la nostra comunità sia tornato prepotentemente nel dibattito pubblico nazionale. Una piaga, quella dell’amianto, che noi monferrini non abbiamo purtroppo mai potuto dimenticare, ma che sembrava eclissata nelle pieghe della politica nazionale.
Ma non è più così negli ultimi tempi, grazie all’attività di associazioni come l’Afeva, dei sindacati e di noi rappresentanti del territorio.

Come ti vedi tra dieci anni?
Non guardo mai troppo in là, preferisco pensare al periodo medio. E personalmente credo non si sia politici a vita ma a tempo determinato. Detto questo mi piacerebbe poter svolgere un secondo mandato per provare a realizzare le tante cose che in cinque anni difficilmente si riescono a fare.

C’è un augurio particolare che vorresti fare alle Italiane?
Che cadano finalmente barriere e pregiudizi: il gender gap esiste ancora, ma si dovrà arrivare a non percepire più differenza tra uomo e donna. Le donne devono essere libere da vincoli. Il mio augurio ideale è che tutte le Italiane possano trovare la loro realizzazione professionale e personale.

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