Al Gammaforum 2016 il 10 novembre 2016 a Milano si parla di Open Innovation, dell’innovazione che arriva da fuori e da dentro le aziende, di come governarla, di come investire in ricerca e del perchè (investire in ricerca) è necessario per crescere. E crescere è un sinonimo di restare sul mercato, perchè senza crescita non si va da nessuna parte.

Un tema difficile, quello dell’Open Innovation, che suona ostico, ma che è invece piuttosto semplice. Si tratta di un modello aperto di ricerca e sviluppo che le imprese stanno adottando per rinnovare, migliorare e implementare i loro prodotti e servizi. L’argomento sarà il tema portante dell’8° Forum Nazionale dell’Imprenditoria femminile e giovanile <http://www.gammadonna.it/gammadonna_2016/index.php> il prossimo 10 novembre a Milano.

Il modello tradizionale guardava all’innovazione come uno dei fattori principali di vantaggio concorrenziale nei confronti delle altre aziende che agivano sul mercato. Questo portava da una parte a mantenere alte le barriere con l’esterno, producendo in prima persona, attraverso settori di Ricerca e Sviluppo interni, innovazioni della quale l’azienda era l’unica proprietaria, generando così un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti basato sulla commercializzazione della ricerca. Dall’altro lato il ricorso a risorse esterne per migliorare e arricchire la ricerca interna veniva ridotto ai minimi termini visto che l’accento veniva posto sull’importanza di governare in termini “proprietari” tale processo, investendo maggiormente sulla attività di tutela della proprietà intellettuale. (https://it.wikipedia.org/wiki/Open_innovation)

Un modello tradizionale messo in crisi da molti fattori. In primis i costi della ricerca e sviluppo, che per le piccole medie imprese italiane sono insostenibili. Dall’altro la consapevolezza che i percorsi dell’innovazione sono imprevedibili e che il modello Open Innovation rappresenta un sistema più economico e vincente rispetto all’innovazione “chiusa”.

Quindi? Cosa vuol dire open innovation? Vuol dire Start Up, vuol dire fornitori esterni che partecipano attivamente al processo di innovazione, vuol dire collegamenti con Università e Enti di Ricerca, vuol dire apertura verso gli stimoli esterni e la capacità di ascoltare e guardare a quei modelli di impresa che propongono prodotti e servizi che mescolano i saperi tecnici con quelli culturali, in una relazione virtuosa che porta crescita economica e sviluppo.

Il Professor Marco Cantamessa, Presidente di PniCube <http://www.pnicube.it/> , Associazione nazionale degli incubatori universitari e delle Startup competition, ha una visione di Open Innovation che è logicamente collegata alle start up, aziende in fase di lancio che presentano altissimi tassi di innovazione.

marco cantamessa

Le start up sono da sempre state portatrici di innovazione e di crescita nella società e nell’economia. Tradizionalmente, le start up contribuivano alla prosperità economica con la loro stessa crescita, ma il fenomeno dell’Open Innovation ha aperto una chance in più: diventare “vettori di innovazione” nei confronti del tessuto industriale esistente. Questa opportunità è ovviamente interessante per le start up, che possono diventare per le aziende esistenti fornitrici, target di investimento o di acquisizione. E’ interessante per le grandi imprese, che possono acquisire innovazione dall’esterno anziché svilupparla internamente, riducendo costi, tempi e rischi. E, infine, è interessante per chi investe nelle start up, che può vedere maggiori opportunità di crescita e di liquidazione dell’investimento. Se guardo all’attuale ecosistema dell’innovazione in Italia, azzarderei che il maggior collo di bottiglia risiede proprio nella timidezza e nella lentezza con cui le imprese esistenti interagiscono concretamente con le start up, passando cioè “dal contatto al contratto”.

Le start up come Vettori di Innovazione, agenti antiossidanti, per parafrasare le frasi del Professor Cantamessa secondo la logica delle creme di bellezza e degli alimenti sani che prolungano la vita delle imprese.

Start Up quindi non solo come “potenziali Apple”, che partono da un garage per fatturare miliardi di euro, ma che rappresentano una buona idea o un buon processo, sfruttabili e vendibili di per sè, oltre che un “pezzo” di innovazione di un’altra azienda, più grande. Anche perchè le stesse start up, per crescere, hanno bisogno di scalare. E’ allora che diventano un vettore di innovazione, che devono “lasciarsi comprare” dall’azienda più grande, in grado di investire di più e più in fretta, per esprimere al meglio il loro tasso di innovazione. E’ il caso di Protocube, azienda specializzata in soluzioni per la stampa e la progettazione 3d, fondata 11 anni fa da Alberto Barberis, che nel frattempo è diventato anche presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino, e che è stata acquisita da Reply nel luglio 2016 <http://www.protocube.it/xchange-2016-presentata-lacquisizione-di-protocube-reply/> , un gruppo di imprese che fattura oltre mezzo miliardo di euro all’anno.

Una scelta sofferta, quella di diventare un pezzo di un’altra azienda, ma che è nella logica delle cose. Così spiega Barberis in questo articolo <http://innovazione.diariodelweb.it/innovazione/articolo/?nid=20161007_392692>

alberto barberis

«Eravamo arrivati a un punto dove da soli non riuscivamo a sostenere gli investimenti necessari per la crescita, ma volevamo crescere e abbiamo accettato l’acquisizione di alcune quote da parte di Replay – dice Alberto -. E’ stata una scelta ponderata, ma che rifarei perché ha permesso al mio progetto di crescere. Anche se a livello percentuale ho una quota più piccola di prima, questa, di fatto, vale molto di più». In un tessuto imprenditoriale che cambia a volte si fa fatica a cedere parte del proprio progetto, ma sembra essere un passo quasi obbligato per molte startup. «Si parla tanto di startup, ma si dovrebbe cercare di fornire davvero a quelle che valgono delle opportunità concrete per la crescita e abbandonare questa gestione protettiva dell’azienda per farsi che sia possibile intercettare anche il mercato internazionale».

Al Gammaforum 2016 il 10 novembre a Milano presso la sede del Sole24Ore, si potrà parlare con esperti di Open Innovation e ascoltare storie di impresa. Ma sarà anche l’occasione per imprenditori alla ricerca del rilancio della propria azienda (e dell’entusiasmo) con un po’ di energie che vengono “da fuori”.

L’iscrizione è obbligatoria. Per iscrizioni: http://bit.ly/2cB7bcT

 

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Gianluca Orrù è scrittore, giornalista, produttore televisivo. Presidente di Tekla Television, fondata nel 2008, è alla quotidiana ricerca di belle storie da raccontare. Si appassiona di qualsiasi cosa abbia un minimo contenuto tecnologico, artistico, enogastronomico. Tifa per il Made in Italy e gli piacciono le cose difficili.

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