Il Regno Unito vuole fare la voce grossa e usare i 2,5 miliardi di sterline sequestrati a Roman Abramovich, proventi della vendita del Chelsea Football Club, congelati dal 2022 e tuttora fermi su un conto bancario britannico. Roman Abramovich, oligarca russo con legami stretti (ma non ufficialmente criminali) con il Cremlino è un oligarca atipico e Downing Street vuole usare quella montagna di denaro per aiutare l’Ucraina. Ma c’è un problema: legalmente quei soldi sono ancora suoi.

Lunedì sera, in una dichiarazione congiunta dai toni inusuali, il ministro delle Finanze Rachel Reeves e il segretario agli Esteri David Lammy hanno dichiarato: “Siamo pienamente pronti ad agire per vie legali”. Parole forti, che mascherano una realtà giuridica estremamente fragile. Perché se congelare un conto è semplice, sequestrarlo è un’altra storia.


1. Il precedente che non c’è (e perché è pericoloso crearlo)

Nel diritto internazionale, congelare un asset significa bloccarne l’uso, non strapparlo al legittimo proprietario. Non c’è stata alcuna condanna, né processo a carico di Abramovich. Nessun tribunale ha stabilito che quei soldi siano frutto di attività illecite. Il governo britannico lo ha sanzionato sulla base della sua “vicinanza” a Vladimir Putin, ma non ha mai avviato un’azione penale nei suoi confronti.

Tom Keatinge, esperto del Royal United Services Institute, è categorico: “Non puoi semplicemente prendere soldi a qualcuno perché ti sta antipatico.”

Forzare la mano significherebbe creare un precedente esplosivo: un Paese che si arroga il diritto di sequestrare patrimoni sulla base di giudizi politici. Oggi sono gli oligarchi russi. Domani?

📌 Cos’è la differenza tra “congelare” e “sequestrare”?
Congelare: il proprietario conserva la titolarità, ma non può accedere ai fondi.
Sequestrare: lo Stato ne prende possesso per fini pubblici, solo con fondamento legale solido.


2. Abramovich, profilo di un oligarca scomodo

Abramovich è una figura ibrida, né carne né pesce. Ex governatore della remota Chukotka, amico personale di Eltsin, poi finanziatore discreto del primo Putin. È l’uomo che comprò il Chelsea nel 2003, portandolo al successo internazionale, e che – quando le sanzioni si sono fatte inevitabili – si è affrettato a vendere tutto.

Lo fece con il benestare dell’Ufficio britannico per le sanzioni, garantendo di non trarre alcun beneficio personale dalla transazione. Eppure i fondi, depositati in un conto vincolato, non sono mai usciti da lì. Il governo li vuole per Kyiv. Lui sostiene che vadano distribuiti “a tutte le vittime della guerra”, anche russe.

È l’oligarca che rifiuta la narrativa dell’oligarca. Ed è proprio questo che lo rende ingestibile per Londra.

📌 Dove sono finiti i soldi degli altri oligarchi russi?
I più furbi li hanno spostati in Israele, Emirati o Serbia prima delle sanzioni. Altri hanno immobili vuoti a Londra che ora cadono a pezzi. Altri ancora, come Abramovich, hanno ancora le chiavi… ma non la serratura.


3. Londra contro Bruxelles: due strade divergenti

La posizione del Regno Unito è aggressiva ma isolata. L’Unione Europea, che ha congelato circa 200 miliardi di euro di asset russi, ha scelto un approccio più cauto: non tocca il capitale, ma utilizza gli interessi generati da quei fondi per sostenere l’Ucraina.

Il Belgio è stato chiarissimo: confiscare quei soldi sarebbe un “atto di guerra finanziaria” con conseguenze sistemiche globali. E anche i giuristi più severi ammettono: il quadro giuridico è debole, e il rischio di ritorsioni altissimo.

Il Regno Unito, invece, ha congelato circa 24 miliardi di sterline. Meno risorse, ma più voglia di alzare la voce.

📌 Mappa dei beni congelati:
🇬🇧 UK: £24 miliardi
🇪🇺 UE: €200 miliardi
🇺🇸 USA: cifre non ufficiali, ma si stima oltre $300 miliardi


4. Chi vuole davvero i soldi di Abramovich?

Dietro le dichiarazioni ufficiali si muovono molti interessi.

  • Il governo ucraino preme perché quei fondi arrivino a Kyiv senza condizioni.
  • ONG umanitarie vogliono un accesso trasparente e verificabile.
  • Le banche britanniche, temendo ritorsioni legali e reputazionali, preferirebbero congelare per sempre.
  • E poi ci sono gli avvocati, che sanno perfettamente che senza una base giuridica, ogni causa è destinata a fallire.

Abramovich, dal canto suo, non ha rinunciato. Anzi, resta in silenzio ma attivo. E sa di avere una sola, potente arma: il tempo.

📌 Come funziona una sanzione bancaria?
La banca blocca l’accesso all’account. I fondi restano in sede, maturano interessi, ma nessuno può disporne senza autorizzazione del governo – e consenso del titolare.


5. La battaglia delle narrazioni

Siamo davvero davanti a una questione legale? O è solo propaganda?
Con le elezioni alle porte e la necessità di mostrarsi duri con Mosca, la dichiarazione di Reeves e Lammy sembra più un messaggio agli elettori britannici che a Roman Abramovich.

Il rischio, però, è che Londra si dipinga come paladino della giustizia internazionale… per poi dover ammettere di non poter fare nulla. Perché “essere pronti ad agire” non è la stessa cosa che avere il diritto di farlo.

📌 Altri casi simili:
– Il Canada voleva usare fondi iraniani per le vittime del volo PS752.
– Gli USA provarono a sequestrare asset venezuelani.
– In entrambi i casi, senza successo.


Abramovich, la domanda finale

Il governo britannico vuole sottrarre miliardi a un oligarca russo e donarli all’Ucraina. È una battaglia per la giustizia? O una mossa di propaganda elettorale?
Nel dubbio, quei soldi restano fermi. Immobili. Come un simbolo perfetto della geopolitica contemporanea: congelata, ostentata, ma paralizzata dal diritto.